“Devi solo rilassarti”: Questa frase ha per lungo tempo accompagnato le donne affette da vulvodinia, una malattia in gran parte misconosciuta. Sebbene la consapevolezza stia crescendo, l’informazione accurata può ancora fare la differenza. In questo articolo, esploreremo i sintomi, le cause e le terapie legate alla vulvodinia.
Giornata internazionale della vulvodinia
Il 11 novembre è dedicato alla Giornata Internazionale della Vulvodinia, istituita per sostenere le donne colpite da questa malattia e aumentarne la consapevolezza. Nonostante colpisca il 12-15% delle donne, la vulvodinia è stata a lungo trascurata in ambito medico.
Vulvodinia: definizione e sintomi
La vulvodinia è un disturbo complesso con radici fisiche e psicologiche. Sicuramente ha una componente fisica, data da una ipersensibilità delle fibre nervose localizzate sulla vulva. Il termine vulvodinia significa infatti proprio “dolore della vulva”. La forma più frequente della malattia è la vestibolodinia. Il vestibolo è la parte della vulva che introduce alla vagina, la parte cioè che è coinvolta all’inizio del rapporto sessuale. Se pensiamo che circa l’85% delle vulvodinie sono delle vestibolodinie, è facile intuire come la malattia riguardi moltissimo anche la sfera sessuale. Parliamo di donne che hanno quindi dolore ai rapporti e che spesso non riescono per questo ad averne.
Questo problema comporta un conseguente malessere di natura psicologica e quindi si associa a un disagio nell’attività sessuale. Senza contare che dal punto di vista fisico, nella grande maggioranza dei casi, le donne che soffrono di vulvodinia sviluppano un ipertono del pavimento pelvico, una sorta di contrattura dei muscoli pelvici che comporta un aumento del dolore e l’impossibilità di avere rapporti penetrativi.
Esploriamo i sintomi, con particolare attenzione alla vestibolodinia, la forma più comune, che impatta significativamente sulla sfera sessuale.
Vulvodinia spontanea
In una percentuale minore di donne, la vulvodinia si manifesta indipendentemente dall’attività sessuale, causando fastidi anche nelle attività quotidiane. Esaminiamo questo aspetto meno noto della malattia.
Le cause: dalle patologie spontanee, a quelle croniche alle cause ormonali
In una percentuale minore di donne questo disturbo compare indipendentemente dall’attività sessuale. Le donne che ne soffrono hanno fastidio a stare sedute, ad andare in bicicletta, ma anche semplicemente a usare della biancheria intima di un certo tipo. Con un impatto notevole sulla qualità di vita
Sebbene non completamente comprese, alcune correlazioni significative collegano la vulvodinia ad altre patologie croniche. La malattia sembra essere più frequente nelle donne che soffrono di fibromioalgia, cefalea e in quelle donne che soffrono di patologie intestinali come colon irritabile, morbo di Crohn e colite ulcerosa.
Spesso la causa può anche essere ormonale. È il caso di donne che soffrono di vulvodinia in menopausa ma anche di donne giovani che assumono la pillola anticoncezionale. Oggi si utilizzano infatti dei contraccettivi ormonali con dei dosaggi molto bassi, che possono avere come conseguenza la secchezza vaginale dalla quale può svilupparsi la vulvodinia. È bene però sottolineare che quando la causa è il contraccettivo, la malattia è assolutamente reversibile: basta sostituire la pillola, aumentando magari leggermente il dosaggio oppure cambiando il tipo di progestinico contenuto, per risolvere il problema.
Spesso la vulvodinia è anche la conseguenza di cistiti e candide recidivanti. Chi soffre di vulvodinia infatti ha spesso anche cistiti postcoitali poiché il meccanismo d’azione è simile.
Leggi di più su cause e sintomi della vulvodinia in questo articolo.
Trattamenti e terapie
La vulvodinia è una malattia complessa che coinvolge diversi distretti del corpo, tra cui i muscoli, le strutture legamentose e tendinee, i nervi e il complesso vascolare. Queste strutture sono in disfunzione e, per riprendere un corretto funzionamento, hanno bisogno di un percorso riabilitativo.
La cura della vulvodinia richiede un approccio multidisciplinare, coinvolgendo terapie farmacologiche e terapie riabilitative.
Il medico prescrive una terapia farmacologica che, a seconda della forma e della gravità della malattia, può essere topica o sistemica. I farmaci hanno lo scopo di ridurre la sensibilità delle fibre nervose. Lo specialista in riabilitazione del pavimento pelvico, invece, utilizza tecniche specifiche per ridurre l’ipertono muscolare e aiutare la donna a rilassare il muscolo.
La riabilitazione
Il percorso di riabilitazione del pavimento pelvico è un viaggio personalizzato, un’opportunità per ristabilire il benessere corporeo.
Consapevolezza corporea: il primo passo per la guarigione
Un fondamento essenziale per iniziare il processo di guarigione è la consapevolezza corporea. Questo implica apprendere a conoscere il proprio corpo, comprendere il funzionamento dei muscoli e acquisire il controllo della zona coinvolta.
Chinesiterapia: tecniche di riabilitazione del pavimento pelvico
Il secondo passo fondamentale è la riabilitazione del pavimento pelvico, effettuate da un professionista, solitamente ostetriche, fisioterapisti o osteopati specializzati.
Una delle tecniche più efficaci è la chinesiterapia. Questo approccio comprende un insieme di tecniche mirate a ristabilire l’equilibrio in un distretto corporeo specifico. Nel contesto del pavimento pelvico, la chinesiterapia coinvolge esercizi mirati per prendere consapevolezza della muscolatura pelvica, affiancati da tecniche manuali eseguite dal terapista.
Quando aspettarsi miglioramenti?
Molte persone si chiedono quanto tempo sia necessario prima di osservare benefici con la fisioterapia del pavimento pelvico. I benefici sono solitamente evidenti in breve tempo. Anche se potrebbero essere piccoli passi avanti, sono indicativi di cambiamenti positivi. I sintomi possono gradualmente diminuire, il dolore diventa meno intenso o meno frequente, semplificando le attività quotidiane. Queste modificazioni rappresentano segnali tangibili che il percorso di riabilitazione sta dando risultati positivi.
Sessualità e vulvodinia: cos’è importante sapere
La sessualità femminile rimane un tema poco discusso, ma è di vitale importanza di superare la disinformazione, per offrire supporto e informazioni per aiutare le donne a gestire la vulvodinia senza vergogna.
L’obiettivo è far comprendere alle donne che le difficoltà alla penetrazione non devono generare colpa e che esiste una sessualità valida e appagante.
Ruolo terapeutico dei sex toys
Contrariamente alla sottovalutazione comune, i sex toys possono svolgere un ruolo terapeutico prezioso per chi vive con la vulvodinia. Per esempio i dispositivi come i riscaldanti, che migliorano la circolazione e favoriscono il rilassamento e la lubrificazione, o i dilatatori, con diverse misure, sono progettati per un allargamento graduale, contribuendo a un’esperienza più confortevole.
Ovviamente dobbiamo superare la paura del giudizio ed iniziare a considerare i sex toys come dispositivi medici.
Lubrificanti: una scelta importante
Dalle opzioni a base d’acqua a quelle con aggiunta di silicone o acido ialuronico, i lubrificanti giocano un ruolo chiave nel comfort e nel sollievo dalla vulvodinia. Esistono anche lubrificanti a base di cannabidiolo, utili per ridurre il dolore e migliorare l’esperienza.
L’importanza di sensibilizzare i medici
La maggior parte dei ginecologi, purtroppo, raramente chiede alle loro pazienti “come va l’attività sessuale” e d’altro lato non tutte si sentono a proprio agio a parlarne con il proprio ginecologo.
Il tabù legato alla sessualità femminile rende molto difficile questa conversazione tra medico e la paziente. È di vitale importanza, quindi, che i medici venagno sensibilizzati a questa problematica per una diagnosi accurata delle pazienti e per una gestione corretta di questa malattia.
Il Contributo dell’Associazione Italiana Vulvodinia (AIV)
L’Associazione Italiana Vulvodinia (AIV) gioca un ruolo cruciale nel fornire supporto alle donne colpite da vulvodinia, promuovendo ricerca, consapevolezza e il riconoscimento della vulvodinia come legittima condizione medica. La missione principale dell’AIV include la battaglia per il riconoscimento ufficiale della vulvodinia come malattia, nonché per garantire a tutte le donne il diritto inalienabile alla cura.
L’AIV si impegna vigorosamente per garantire a tutte le donne il diritto alla cura. È fondamentale riconoscere che le cure, purtroppo spesso onerose, non devono essere un ostacolo all’accesso. La lotta dell’associazione include la promozione di politiche e normative che assicurino un accesso equo e universale alle terapie necessarie per gestire la vulvodinia.